Per il 46% degli studenti la lingua straniera è una marcia in più

Per il 46% degli studenti la lingua straniera è una marcia in più

Conoscere le lingue è un asset fondamentale per avere successo e soddisfazioni: lo afferma il 46% degli adolescenti italiani (14-19 anni): il 10% tra questi indica spontaneamente il cinese subito dopo l’inglese e prima dello spagnolo (7%) e del tedesco (6%). E’ quanto emerge da una ricerca realizzata da Ipsos per la Fondazione Intercultura che proprio in questi giorni lancia la propria offerta estiva: 13 destinazioni e tre scadenze per presentare la domanda.
«Sono tante le destinazioni possibili, pensate su misura – sottolinea la onlus – per le diverse esigenze: per chi si sente più propenso a conoscere luoghi lontani, i programmi di 4 settimane in Argentina, Cina, Giappone, India, Russia, Tunisia combinano l’incontro con culture diverse alla possibilità di imparare una nuova lingua; per chi invece è più interessato a rafforzare l’inglese, è possibile esplorare i programmi in Regno Unito (Inghilterra e Galles), Irlanda, Canada e Usa. Infine, i programmi in Danimarca, Finlandia e Spagna sono a disposizione per chi vuole un’esperienza di carattere europeo».
http://www.scuola24.ilsole24ore.com/art/scuola/2018-02-27/per-46percento-studenti-lingua-straniera-e-marcia-piu-184059.php?uuid=AEBa2x7D

Gli italiani? Don’t spik english. Sloan: «Fate troppa teoria»

Gli italiani? Don’t spik english. Sloan: «Fate troppa teoria»

Ricerca Eurostat: solo il 16% degli italiani parla due idiomi. John Peter Sloan: «Non vi divertite, nelle scuole metodi sbagliati»

In tanti, praticamente tutti, studiano la seconda lingua (cioè l’inglese) e spesso la terza (almeno fino alle medie inferiori, per poi perderla alle superiori): il 98,4%. Eppure qualcosa non funziona: solo il 16% degli italiani parla infatti due lingue contro il 21% della media europea. E il 40% – forse è questo il dato più preoccupante – si ferma alla lingua madre. Numeri Eurostat da cui esce una situazione parzialmente contraddittoria: quella di un investimento a fondo perduto per il quale gli sforzi compiuti fino alla cosiddetta secondaria di primo grado di sfalda fra licei e istituti, lasciandoci sotto la media continentale.
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